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CAMBIAMENTI CLIMATICI: SENTENZA STORICA DELLA CEDU CONDANNA LA SVIZZERA.

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CAMBIAMENTI CLIMATICI: SENTENZA STORICA DELLA CEDU CONDANNA LA SVIZZERA.
Una sentenza storica della Corte Europea dei diritti dell’uomo ha dato ragione lo scorso 9 aprile alle Klima Seniorinnen, le “Anziane per il clima”, oltre 2.500 attiviste svizzere over 60 che si erano appellate alla Corte accusando il loro Paese di inazione contro la crisi climatica: la sentenza inchioda la Svizzera sulle omissioni normative e diventa subito un precedente legale.
Già nel 2016 l’associazione aveva intentato una causa climatica contro il governo, accusandolo di non aver fatto abbastanza per ridurre le emissioni di gas serra. Una negligenza che le attiviste considerano in contrasto con gli obblighi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che includono il diritto alla vita e all’autonomia. Dopo otto anni di denunce quindi, vedendo respinta la causa nel proprio Paese, le “Anziane per il clima” nel marzo 2023 hanno presentato un ricorso alla Corte Europea dei diritti di Strasburgo. Obiettivo: obbligare la Svizzera ad agire e “intervenire a tutela dei diritti umani” adottando provvedimenti legislativi e amministrativi necessari per limitare un aumento della temperatura media globale entro 1,5°C rispetto all’epoca pre industriale, con un’effettiva riduzione delle emissioni di gas serra.
Il 9 aprile 2024 la Corte europea dei diritti umani con sede a Strasburgo, per la prima volta dalla sua nascita, ha condannato uno Stato per non aver agito in modo adeguato contro i cambiamenti climatici in atto. Nel dettaglio, le autorità svizzere non avrebbero quantificato in maniera adeguata i limiti delle emissioni di gas a effetto serra e non avrebbero raggiunto gli obiettivi minimi di riduzione delle emissioni negli anni passati. La sentenza in questione da una parte riconosce la discrezionalità dei singoli Stati membri nell’adottare le misure a tutela del clima, dall’altra riconosce le responsabilità per non aver agito con la corretta diligenza. Nel caso di specie, la Svizzera non avrebbe rispettato tempistiche congrue e non avrebbe emanato le leggi necessarie a ridurre le emissioni di CO2.
Tali violazioni ed omissioni – come ha stabilito al CEDU – costituiscono una vera e propria violazione dei diritti umani dei cittadini svizzeri: è qui la portata dirompente della pronuncia, perché per la prima volta la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha collegato la crisi climatica alla tutela dei diritti umani. E’ stato ritenuto violato in primis l’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo (diritto al rispetto della vita privata e familiare): la Corte EDU ha interpretato la disposizione chiarendo che ricomprende il diritto a una protezione effettiva da parte degli Stati contro i gravi effetti negativi del cambiamento climatico sulla vita, la salute, il benessere e la qualità della vita. Secondo la Corte Europea, la Svizzera ha violato anche l’articolo 6: i tribunali nazionali, infatti, non hanno motivato adeguatamente il mancato esame nel merito del ricorso dell’associazione e non hanno preso in considerazione le prove scientifiche che dimostrano gli effetti del cambiamento climatico.
Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, ha commentato: “Siamo soddisfatti della sentenza storica della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato la Svizzera per aver ignorato l’obbligo di tagliare le emissioni di gas serra in misura sufficiente a ridurre il pericolo di una violazione dei diritti umani – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – È la prima volta che un tribunale transnazionale specializzato in diritti umani sostiene esplicitamente il diritto alla protezione del clima, mettendo in relazione la difesa del clima e i diritti umani, e condanna l’inazione dei governi. Un passo importante che potrebbe avere un effetto a cascata per tutti i 46 stati del Consiglio d’Europa. L’Italia cambi rotta subito recuperando i ritardi accumulati nella lotta alla crisi climatica, smettendo di rincorrere le emergenze e di pagare in termini di vite umane e danni ai territori. Ce lo ricordano i dati dell’Osservatorio Città Clima: nel 2023 si sono verificati ben 378 eventi meteorologici estremi, +22% rispetto all’anno precedente con danni miliardari ai territori e la morte di 31 persone. Il Governo italiano – continua Ciafani – acceleri su attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) e su relative risorse economiche necessarie, con una strategia chiara di prevenzione che permetterebbe di risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni. Sarà inoltre importante approvare un PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, con obiettivi più ambiziosi di produzione di energia rinnovabile e di riduzione di gas climalteranti al 2030, andando ben oltre il 40% di riduzione delle emissioni previsto attualmente e raggiungendo almeno il 65% per essere in linea con l’obiettivo di 1.5°C previsto dall’Accordo di Parigi.”.
Di seguito il testo integrale della sentenza Cedu del 9 aprile 2024 in lingua inglese.
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